Puglia: interrogazioni su morti bianche e caporalato

La Puglia ha un triste, terribile, primato: è al primo posto per infortuni mortali sul lavoro, con 33 morti bianche nell’ultimo anno. Lo certificano, nero su bianco, i dati diffusi dal presidente della Corte di Appello di Bari durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, con riferimento al periodo luglio 2014 – giugno 2015. Dati allarmanti che evidenziano come siano tuttora inadeguate e insufficienti le misure di controllo e di prevenzione.

Con la collega Colomba Mongiello abbiamo ieri presentato in merito un’interrogazione parlamentare al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, e al ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Ciò che vogliamo sapere riguarda le modalità di intervento al fine di predisporre un ulteriore incremento dei controlli sui posti di lavoro, in Puglia come in tutta Italia, affinché siano maggiormente rispettate le norme sulla sicurezza nei posti di lavoro. Inoltre, se i ministeri competenti non ritengano di prevedere anche un aumento delle figure professionali degli addetti a tali controlli.

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estratto dal quotidiano Il Mattino di Foggia e provincia, di mercoledì 3 febbraio 2016

A questo fattore si aggiungono poi le piaghe non debellate del lavoro nero e del caporalato che affliggono la Regione Puglia, soprattutto nel settore dell’agricoltura. Un fenomeno reso più volte pubblico, recentemente denunciato dai sindacati, che hanno svelato l’esistenza di 55 ghetti con oltre 50mila “schiavi”. In particolare è stato reso noto il sistema di sfruttamento dei migranti che lavorano nei campi, con salari bassissimi e alla mercé di caporali-padroni.

Naturalmente sono molte le aziende in cui tale sistema di sfruttamento non esiste, prova ne è l’incremento importante di lavoratori a tempo indeterminato; tuttavia, ciò evidenzia che il sistema dei controlli e delle ispezioni si è rivelato del tutto insufficiente rispetto all’entità del fenomeno.

Purtroppo, tale sistema di sfruttamento del lavoro penalizza in enorme misura le aziende sane e gli imprenditori onesti che, seguendo le regole, diventano, ovviamente, meno competitivi sul mercato e possono produrre utili notevolmente minori.

Appare dunque del tutto incomprensibile, non solo in Puglia ovviamente, che tali realtà, conosciute e di dimensioni ridotte, possano continuare ad esistere;  favorendo così realtà gestite dalla malavita che ne ricava enormi utili, senza che sia stato predisposto un piano per arrivare a debellare in maniera importante, se non definitiva, tale fenomeno.

In considerazione di tutto ciò, nell’interrogazione presentata ai ministri Poletti e Alfano, abbiamo chiesto se non si ritenga necessario accompagnare alle iniziative mirate ad un rafforzamento dei controlli sui luoghi di lavoro anche una campagna di prevenzione e repressione del lavoro nero e del caporalato, a partire dallo smantellamento dei ghetti gestiti dalla malavita che rappresentano un possibile focolaio di forti contraddizioni sociali, al fine di ristabilire in questi territori la forte presenza dello Stato.

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